Papa Clemente XI, cui quel vescovo presentò i suoi ricorsi, credè il momento opportuno, mentre re Filippo era mal fermo sul trono di Spagna, di sveller dalla corona di Sicilia una prerogativa sempre contrastata dai suoi antecessori, ma sempre mantenuta sin dal duodecimo secolo da tutti i principi, che tennero questo regno: per lo che nel gennaro del 1712 fu spedita dalla congregazione dell’immunità ecclesiastica una lettera a tutti gli arcivescovi e vescovi di Sicilia, nella quale si dichiarava non esser permesso a verun tribunale l’assolvere ad cautelam dalle scomuniche fulminate da’ vescovi, essendo ciò riserbato alla sola autorità del pontefice. Furono queste lettere spedite al vescovo di Catania Andrea Reggio, per distribuirle agli altri prelati del regno, ad oggetto di pubblicarle nelle rispettive diocesi. Lo stesso Reggio vescovo di Catania, Ramirez di Girgenti e Castelli di Mazzara furono i soli, che la pubblicarono; Gasch arcivescovo di Palermo, Algaria vescovo di Patti e il vicario generale di Morreale, avuta quella lettera, la trasmisero, com’era loro dovere, all’avvocato fiscale del real patrimonio, il quale, per essere incaricato della custodia delle reali prerogative, dovea apporre o negare l’esecuzione a qualunque carta spedita dalla romana corte. Migliaccio arcivescovo di Messina, Termini vescovo di Siracusa, Mascella di Cefalù e lo stesso arcivescovo di Palermo rappresentarono al papa le triste conseguenze che sarebbero nate dalla pubblicazione di quella lettera.
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