La staggina delle rendite di que’ vescovi, come il sacro consiglio lo aveva proposto, sarebbe stato un valevole argomento per mettere d’accordo i teologi: ma il vicerè non osò dare quel passo, senza prima averne ordine dalla corte di Madrid.
In questo giunsero due brevi pontificî spediti nel luglio del 1712. L’uno dichiarava scomunicato il delegato del giudice della monarchia in Lipari e tutti coloro ch’eransi opposti alle turbolenze del vicario lasciato dal vescovo, il quale avea messo quella popolazione in iscompiglio, per sostenere la famosa lettera; l’altro era diretto all’arcivescovo di Palermo, per riprenderlo d’essersi negato a pubblicar la lettera. Tali brevi eransi accompagnati da una lettera del cardinal Paolucci segretario di stato, diretta a tutti i vescovi, ch’eransi negati alla pubblicazione, nella quale in nome del papa ordinava loro di pubblicare tantosto la lettera; e minacciava loro, negandosi, la sospensione delle loro funzioni. Tutti obbedirono. Il vicerè allora mise fuori una grida, colla quale dichiarava nulli tutti gli editti pubblicati da’ vescovi, perchè moveano da decreti pontificî, che non aveano avuta esecutoria del governo; onde erano offensivi al dritto generale delle genti ed anche più alle prerogative del re.
Reggio vescovo di Catania e Ramirez di Girgenti, i quali, dal Tedeschi in fuori, erano i cervelli più balzani tra’ prelati del regno, suscitarono allora una general conflagrazione. Il primo pubblicò un editto, con cui dichiarava nulla la grida del vicerè e chiamava abuso il dritto del governo di dar l’esecutoria a’ decreti pontificî; stabiliva esser temeraria, orrida, scandalosa e dannevole la dottrina del dritto delle genti, che il vicerè mettea avanti, per sostenere tal dritto.
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