Terribile e generale fu allora la persecuzione. Non altro videsi che confiscazioni di beni, carcerazioni, esilî degli ecclesiastici e di tutti coloro che tenean dal papa. Ma la persecuzione fece ciò, che ha sempre: i martiri. Nè si sa ove le cose giunte sarebbero, se avvenimenti più gravi non avessero distolti gli uomini dal pensare ai ceci del vescovo di Lipari.
III. - Giulio Alberoni prete parmigiano, il quale, elevandosi da oscuri principî, era giunto ad esser cardinale e primo ministro di Spagna, avea in pochi anni messo tal’ordine nell’amministrazione di quella monarchia, che le fe’ riacquistare quella forza e quel peso, che da secoli avea perduto. Concepì egli il disegno di ricuperare gli stati d’Italia, che la Spagna non guari prima avea perduto nella pace d’Utrecht. E perchè non potessero opporvisi le potenze, che aveano guarentito quel trattato, imprese a sovvertire mezza Europa, e fu ad un pelo di venirne a capo. Tenea pratiche col Turco, per fargli continuar la guerra coll’imperatore Carlo VI. Erasi indettato con Pietro I di Russia e Carlo XII di Svezia, e gli avea di già indotti ad accomunar le forze loro contro l’Inghilterra, per rimetter sul trono gli Stuard e rovesciare la costituzione di quel paese; ed al tempo stesso a forza d’oro e di promesse fomentava una cospirazione in Iscozia. Una congiura ordiva in Francia, per suscitare una rivoluzione, arrestare il duca d’Orleans reggente, e far dare la reggenza al re Filippo V. Finse poi di fare un secreto accordo col re Vittorio Amedeo di assalire unitamente lo stato di Milano; conquistato il quale, dovea tenerselo il re, e cedere la Spagna.
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