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      Non accade il dire, che ciò era menzogna accampata dall’Alberoni, per colorire il tradimento, se pure non lo rendea più nero.
      Il conte Maffei non seppe far altro che mostrare a tutti l’ordine avuto dal re di ricevere gli Spagnuoli come amici. Inabile poi a resistere, della poca truppa, che avea, ne mandò secento fanti in Trapani, quattrocento ne chiuse nel castello a mare di Palermo per accrescerne la guarnigione, e trecento Svizzeri mandò nel castello di Termini. Egli colla cavalleria si diresse per Siracusa (656). Ma giunto in Caltanissetta, que’ paesani incuorati dall’arrivo degli Spagnuoli negaronsi a riceverlo; fu mestieri farsi strada di forza, e molti dell’una e l’altra parte perirono nel conflitto. In questo la città di Palermo capitolò, il castello quasi senza far fuoco s’arrese restandone prigioniera la guarnigione. Più onorata difesa fecero que’ Savojardi, che erano sul castello di Termini. Vi si recò ad assalirlo il marchese di Bulmar con tremila fanti, de’ quali ne perdè da dugento prima di obbligare il castello a rendersi. Passato l’esercito spagnuolo in Messina, la città volontariamente si sottomise, le truppe si ritirarono nelle fortezze, delle quali solo la cittadella e il castello del Salvatore fecero lunga resistenza. Insomma, tranne le piazze forti, tutte le città del regno fecero a gara per acclamare il governo spagnuolo (657).
      IV. - Ma la fortuna non secondò i disegni del cardinale Alberoni. Ogni opera sua, per far continuare la guerra al Turco, fu vana. Dopo la strepitosa vittoria riportata dal principe Eugenio a Belgrado, la pace di Pasterovitz fu conchiusa: Carlo XII fu ucciso in Norvegia: s’era fatto venire in Ispagna il principe Carlo Eduardo e lo si era mandato in Iscozia con un’armata; una tempesta disperse i legni: il principe prese terra con poca gente; e fu di leggieri respinto: la congiura, che tramavasi in Francia, fu scoperta.


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Somma della storia di Sicilia
di Niccolò Palmeri
Editore Meli Palermo
1856 pagine 1468

   





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