Il Mercy, marciando per difficili sentieri, venne a sboccare dal villagio delle Tre fontane ed attaccò gli spagnuoli ne’ loro stessi ripari: assai gente perdè in quell’attacco, senza essergli venuto fatto di cacciarli dì quella posizione: ma accampossi su quella giogaja minacciandoli sempre di un secondo attacco. Intanto un forte distaccamento tedesco corse ad impadronirsi di Taormina e tutto l’esercito la notte de’ 16 di luglio decampò con tal silenzio che gli Spagnuoli solo il domani s’avvidero della sua partenza, onde il conte di Mercy senza esser molestato scese alla spiaggia di Schisò, e quindi marciando lungo il lido si ridusse a Messina, che strinse d’assedio.
Il marchese di Leyde avendo perduta l’occasione di attaccar con vantaggio i Tedeschi, nel decampare non s’attentò di tener loro dietro nelle pianure e restò ozioso ne’ suoi trinceramenti di Francavilla. I Messinesi sulla speranza d’esser da lui soccorsi fecero da prima valida resistenza, animati dalle parole e dall’esempio de’ preti, i quali furono i primi a correre alle armi, sull’idea che i Tedeschi erano eretici: ma finalmente disperati di soccorso, stretti dalla fame resero la città addì 9 di agosto del 1719 e la truppa spagnuola si ritirò nel forte di santa Chiara, nel real palazzo e nella cittadella. I primi due furono resi dopo dieci giorni; ma l’acquisto della cittadella costò ben caro al Mercy, che vi perdè molta gente.
Il generale spagnuolo, quando la cittadella era per cadere, non si sa perchè, diloggiò da Francavilla ed avvicinossi a Messina dalla parte di Rametta, ma solo per esser testimone della resa di quella piazza.
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