Quindi si ridusse in Castrogiovanni, onde spedì parte del suo esercito verso Palermo, ove egli stesso non guari dopo si recò. Il conte Mercy, imbarcato l’esercito, lo mandò in Trapani. Vi comandava per parte del re Vittorio Amedeo il conte Campione, il quale, in seguito della convenzione fatta tra’ sovrani alleati, cesse la piazza al generale tedesco. Anche il marchese di Leyde col suo esercito si ridusse in quelle parti, ma a misura che quelli si avanzavano, questi rinculavano, onde ambi gli eserciti accostaronsi a Palermo. Volea il marchese di Leyde, che fu il primo a giungere in quei luoghi, entrare in città e difendersi: ma il conte di Sammarco pretore non consentì ad esporre la città ai danni di un assedio: mise le compagnie degli artieri a guardia de’ baluardi, chiuse le porte della città, provvide al pericolo di mancar di viveri, e dichiarò, che avrebbe respinto colla forza qualunque de’ due eserciti, che volesse entrare in città: ma non fu mestieri usarne.
Già lo stato d’Europa era cambiato. La Spagna, che facendosi beffe de’ trattati e di tutte le leggi era entrata in quella guerra minacciando il sovvertimento d’Europa, null’altro al fin dei fatti avea ottenuto che il trarsi addosso la Francia, l’Inghilterra e l’impero. Il re Filippo fu presto obbligato a chieder pace, e l’ebbe a patto di aderire alla convenzione fatta dagli alleati di ceder la Sicilia e la Sardegna, e contentarsi della successione eventuale d’uno de’ suoi figliuoli agli stati di Parma e Piacenza ed alla Toscana.
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