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      La città si arrese di queto come Palermo, e ’l conte di Marsillac vi entrò addì 7 di settembre, ed ivi a sette giorni capitolò il forte Gonzaga. Ma la cittadella, ove comandava Lobcovitz fece validissima difesa. Finalmente dopo sei mesi, mancati affatto i viveri, ed essendogli stato scritto dal ministro imperiale in Roma, che non avea da sperare alcun soccorso, rese la piazza, onde venne fuori con tutti gli onori di guerra.
      Mentre le armi spagnuole stringeano la cittadella, moveano da Palermo gli ambasciatori destinati dalla deputazione del regno in nome di tutta la nazione ad ossequiare il nuovo re, e quelli del senato di Palermo. Giunti essi in Napoli, i primi furono dal re ricevuti con tutti gli onori di ambasciatori di un regno indipendente. Introdotti nell’anticamera della sala del trono con gran seguito di nobili siciliani, che più magnifica rendeano la funzione, venne fuori ad incontrarli il conte di Santo Stefano, maggiordomo maggiore del re, il quale era nato in Sicilia mentre suo padre vi era vicerè sotto Carlo II. Signori, diss’egli agli ambasciatori, mi duole che i doveri della mia carica non mi permettono di seguirli anch’io come siciliano: ma vi prego a gradire, che in mia vece ciò si facci dal duca d’Airon mio figlio. Tali espressioni intese a lusingare il sentimento nazionale, forte in tutti i popoli, fortissimo ne’ Siciliani, unite all’onore reso dal re alla nazione nelle persone di coloro, che la rappresentavano, furono foriere e non mendaci della futura condotta di quel buon re, la cui memoria sarà sempre cara ai Siciliani, per avere, finchè regnò, non solo religiosamente conservate, ma accresciute le prerogative del regno.


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Somma della storia di Sicilia
di Niccolò Palmeri
Editore Meli Palermo
1856 pagine 1468

   





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