Tramezzo ai quadri eran due colonne, che sosteneano l’ordine superiore, fra le quali erano le statue di que’ re, che non erano stati coronati in Sicilia.
Così preparato il tempio, sulle dieci ore a. m. venne fuori il re con tutta la sua corte. Precedea la guardia de’ reali alabardieri, seguita da una carrozza tirata da sei cavalli, entro la quale erano il principe di Butera ed il conte di Sammarco. Portava il primo in un bacino di argento la corona e lo scettro dello stesso metallo ingiojellati di delicatissimo lavoro, fatti in Palermo. In uguale bacino portava l’altro la ricca spada del re col budriere. In un’altra carrozza era il primo cavallerizzo del re con alcuni gentiluomini di camera. Vota era la terza carrozza, tirata da otto cavalli. Seguivano in confuso i nobili e’ cortigiani. Quattro battitori a cavallo precedean la carrozza, entro la quale era il re col cavallerizzo maggiore il capitano della guardia del corpo e ’l gentiluomo di servizio. Erano accanto alla carrozza i paggi a piedi e quattro cavallerizzi a cavallo, e dietro la compagnia della guardia del corpo a cavallo.
Giunta la prima carrozza al duomo i due gentiluomi di camera vennero al soglio pontificale, ove stava a sedere l’arcivescovo, presentarongli la corona, lo scettro e la spada, che furono posti sopra l’altare. Nè l’arcivescovo, nè alcun altro andò incontro al re nell’entrare in chiesa. Era egli in abito positivo e senza spada. Avuta l’acqua benedetta dal suo limosiniere, andossene in uno stanzino preparato presso il coro, onde ivi a poco ritornò vestito di sole brache e giubbone, senza cappello e spada.
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