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      Incontrato dai vescovi di Catania e di Siracusa, fu da essi presentato all’arcivescovo, e dal primo fu fatta la dimanda d’esser unto e coronato. Sedutosi allora il re fra’ due vescovi, gli fu letta dall’arcivescovo l’ammonizione, secondo i canoni; inginocchiatosi poi, fece la professione di fede. Denudatigli l’antibraccio destro e le spalle fu unto, e restando in ginocchio furon dall’arcivescovo lette le solite preci. Dopo ciò l’arcivescovo cominciò la messa solenne, e il re si ritirò nel suo stanzino. Ivi a poco ricomparve vestito del real manto, il cui lungo strascico era sostenuto dal conte di Santo Stefano maggiordomo maggiore e dal duca di Airon, e andò ad inginocchiarsi sul soglio. Prima del vangelo l’arcivescovo s’assise nel suo faldistoro; e ’l re sceso dal soglio, tra’ vescovi di Catania e di Siracusa andò ad inginocchiarsi avanti a lui; egli, presa la spada nuda al re la porse, e il re a lui la restituì; rimessa nel fodero, la cinse al re, il quale, levatosi, la sguinò, la vibrò quattro volte in aria, fece atto di tergerla sul braccio sinistro, la rimise sul fodero e tornò in ginocchio. Presa allora d’in sull’altare la corona, l’arcivescovo la pose sul capo del re, e in mano gli pose lo scettro. In quell’atto echeggiarono gli evviva del popolo, il suono delle campane, le scariche della truppa, ch’era al di fuori, e le salve delle artiglierie della città, de’ forti, dei legni reali. Alzatosi allora l’arcivescovo, ricondusse il re al trono e ve lo fece sedere, ciò che dicesi intronizzare.


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Somma della storia di Sicilia
di Niccolò Palmeri
Editore Meli Palermo
1856 pagine 1468

   





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