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      Mentre il parlamento stava discutendo un tale affare, giunse inaspettatamente un sovrano rescritto, in cui stabilivasi, che quind’innanzi tutte le prelature del regno fossero conferite solo a Siciliani, tranne l’arcivescovo di Palermo, che il re riserbò in suo arbitrio il conferirlo in avvenire, e per una sola volta quello di Morreale. Il parlamento, per mostrare la sua gratitudine per tale concessione tanto più gradita in quanto era stata chiesta sempre invano ed ora il re faceala di sua volontà, offrì un donativo di centomila scudi; ed uno di dugentomila, oltre la conferma degli ordinarî, che offrì per la richiesta fatta dal vicerè.
      Memorabili sono i soccorsi mandati da quel buon re a Messina travagliata dalla peste nel 1743 e più memorabili i regolamenti da lui emanati, per dar nuova forma alta suprema deputazione di salute, onde questo flagello non tornasse più ad affliggere la Sicilia. E tali regolamenti sino all’età nostra furon tenuti sapientissimi da tutte le nazioni e da molti presi a modello.
      Si deve a re Carlo il sontuoso albergo dei poveri di Palermo, per la costruzione del quale diede egli del suo cinquemila scudi l’anno. Fu suo pensiero lo stabilire in Messina una privilegiata compagnia di commercio. E comechè tale istituzione sia stata di breve durata, perchè le circostanze generali del mondo aveano sviato il commercio da quella città, pure servì a provare, che l’animo di quel re era sempre inteso a promovere il vero bene della nazione.
      Il regno, venuto sotto il dominio di Carlo, passò dalla durezza del governo austriaco al reggimento veramente paterno di lui.


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Somma della storia di Sicilia
di Niccolò Palmeri
Editore Meli Palermo
1856 pagine 1468

   





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