Ivi presso era un famoso tempio, nel quale trovavano asilo i servi che, maltrattati da’ loro padroni, fuggivano; nè potevano esserne tratti, finchè i padroni non giuravano per gli Dei di non molestarli più oltre. Nel soprapposto colle Palica fu fabbricata. Oggi non si vede altro in quel sito che un suolo basso, in cui in inverno si forma uno stagno, detto volgarmente lago di Naftia; d’estate è secco, e restano i due crateri ad eruttare un’acqua bituminosa, la quale forse farebbe morire chiunque ne bevesse, anche senz’essere spergiuro.
III.
Diodoro dice, che i Cartaginesi mandarono una colonia, per abitare una città allora fabbricata presso le sorgenti d’acqua termale; onde fu detta Terme. Quasi tutti i moderni storici, forse perchè ora una sola città conserva quel nome di Terme (italianamente Termini), dicono esser questa la città allora edificata. E, perchè è altronde noto che gl’Imeresi, distrutta Imera, vennero a stanziarvi, soggiungono, che i Cartaginesi vi fecero anche abitare gl’Imeresi. Ma in ciò confondono la Terme imerese colla selinuntina. Le monete, che restano della prima, mostrano l’errore. Alcune di queste hanno da un lato improntata l’effigie d’Ercole, e dall’altro tre ninfe coll’epigrafe THERMITAN.
Tali monete, per gli emblemi affatto diversi da quelli d’Imera, ne’ quali nulla è di punico; per la testa di Ercole, che si vede solo nelle città d’antica origine; per la favola, che rappresenta, delle ninfe che apprestarono il bagno ad Ercole, la quale dà non lieve argomento di credere questo sito sin d’allora abitato; e finalmente pel nome del solo popolo termitano ivi espresso, e per quell’? lunato, mostra d’essere anteriore alla riunione dei due popoli e prova l’esistenza della città, prima della caduta d’Imera.
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