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      Undici anni dopo, i Cartaginesi, volendo da Panormo portare per terra l’esercito contro Messena, per non trovare intoppo in via, fecero un trattato cogl’Imeresi. Ne avrebbero avuto mestieri? Come poi può ragionevolmente supporsi, che gl’Imeresi, un anno dopo il crudelissimo eccidio della loro patria, fossero iti volontariamente ad abitare coi Cartaginesi, dei quali erano stati prima e furono sempre nemici? I Cartaginesi cominciarono la loro conquista, come era naturale, dalla parte della Sicilia, che guarda l’Affrica; vi avevano amiche le città fenicie; s’erano fatti padroni di Selinunte; s’acccingevano all’assedio d’Agrigento; è naturale adunque, che da quel lato avessero fabbricata la nuova città tra Selinunte ed Agrigento; e vi avessero mandato una mano di servi, che volontariamente avevan prese le armi (Volones), per valersene nell’assedio: e dalle acque calde, che ivi erano, la città ebbe il nome di Terme, che da’ Saracini in poi cambiò con quello di Sciacca.
      IV.
      Diodoro dice che la scarsezza de’ viveri giunse allora a tale in Reggio, che un medinno di frumento si vendeva cinque mine. Di Blasi (Tom. II, lib. 3, cap. 5) narra la cosa in questi sensi: Sei moggi di grano, che corrispondono ad una salma e un quarto di misura siciliana, costavano loro cinque mine, che vale quasi a corrispondere a 58 scudi siciliani; sbagliando il Caruso, che la valuta solo 50 scudi, e il Burigny, che non la prezza più di 250 lire di Francia. Ma egli che fa tutte quelle riduzioni, senza accennare su quali dati, cade in errori più gravi.


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Somma della storia di Sicilia
di Niccolò Palmeri
Editore Meli Palermo
1856 pagine 1468

   





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