È probabile, che quel messo, volendo favorire la rivolta, non portò la lettera, e mise poi fuori quella menzogna, che venne senza esame creduta, come accade nelle rivoluzioni.
VI.
Diodoro, da cui principalmente i moderni storici hanno tratto le notizie delle azioni d’Agatocle, e gli altri antichi scrittori le ebbero da Timeo, il quale era personalmente nemico di quel tiranno, per esserne stato cacciato da Tauromenio, ove era succeduto al padre nella tirannide. Per lo che le sue narrazioni della crudeltà e dei tradimenti d’Agatocle sono assai sospette. Non è da dubitare, che per ispegnere il governo repubblicano ebbe costui ad usare mezzi violenti. E la necessità di sostenersi fra tanti nemici ebbe ad indurlo ad atti di rigore. Ma sono tante eccessive le stragi e le crudeltà, che a lui s’appongono, che convien crederle o inventate da’ molti nemici suoi, o esagerate; o che, per renderlo più odioso, si tacquero le vere cagioni, da cui fu mosso. Aggiungasi, che tra le cose, che si dicono fatte in Affrica da Agatocle, alcune sono poco verisimili ed altre affatto favolose. Si narra che, mentre era colà minacciato da un grande esercito di Cartaginesi, chiese il soccorso d’Ofella, uno de’ generali d’Alessandro, il quale, dopo la costui morte, aveva, sull’esempio degli altri, usurpato il regno di Cirene, promettendo a lui tutti i dominî di Cartagine in Affrica, volendo per se quelli di Sicilia. Ofella raccolse un esercito, e dopo più mesi di viaggio disastrosissimo giunse al campo d’Agatocle, il quale con tradimento lo assalì, lo mise a morte, ed unì al suo l’esercito di quello; come se l’esercito fosse stato un qualche animale, che, perduto il padrone, si lascia ad altri condurre: mentrechè que’soldati avevano in pronto la vendetta, col mettersi al soldo de’ Cartaginesi.
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