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      Polibio era un generale che, da’ fatti di guerra in fuori, di nulla si fa carico. Se si dovesse tener menzogna tutto ciò, che tace Polibio, se ne dovrebbe conchiudere, che gli uomini di que’ tempi null’altro seppero fare che scannarsi l’un l’altro. Tito Livio scrisse la storia di Roma, non di Siracusa; nè parla di questa ove non ha che fare con quella. Nessuno de’ tre parla del tempio di tutti gli Dei fabbricato da Gerone; pure una lapida trovata in Siracusa e che colà si conserva, ci fa certi di ciò, malgrado il loro silenzio. Vero è che Ateneo visse da quattro secoli dopo Gerone; ma egli assicura d’avere tratta la descrizione di quella nave dall’opera del siracusano Moschione, coevo di Gerone: Intorno alla maravigliosa nave di Gerone re de’ Siracusani. Anche Appione fa cenno d’una nave straordinaria, costruita da Gerone, e riferisce l’epigramma fatto per tale opera dal poeta ateniese Archimedeo, che ne riportò dal generoso re il dono di mille moggia di frumento. Sappiamo altronde di essere stato in quell’età in moda fra i principi il lusso di costruire navi di straordinaria grandezza. Plutarco (in Demetrio) parla delle navi a quindici e sedici ordini di remi fatte da Demetrio per la prima volta; e d’una che in appresso ne fece Tolomeo Filopatore a quaranta ordini; lunga dugentottanta cubiti; alta quarantotto, che portava trecento marinai, quattromila remiganti e presso a tremila soldati. Ciò è troppo al di là delle nostre idee, ma non è colle nostre idee che dobbiamo giudicare delle opere e delle azioni degli antichi.


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Somma della storia di Sicilia
di Niccolò Palmeri
Editore Meli Palermo
1856 pagine 1468

   





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