E sebbene i mali derivati per dura necessità dalla conquista e la contrarietà delle religioni doveano impedire la cultura o almeno il progredimento e la diffusione degli studî e delle arti: tuttavia quando l’araba dominazione, cessate le guerre, venne fermamente stabilita e la cosa pubblica composta a pace quietissima; allora corsero tempi propizj per gli Arabi, i quali amavano darsi alle scienze. E dall’altro lato il fanatismo religioso dei possenti dominatori potea certo soffocare i germi della letteratura cristiana, che sola presso i Siciliani indigeni allora in qualche modo fioriva; non poteva però impedire, che gli Arabo Sicoli non si dessero allo studio delle altre discipline e specialmente delle scienze astratte e naturali, cui erano in singolar guisa inclinati. E se l’ingiuria dei tempi, e forse più ancora l’odio, che i cristiani nutrivano verso i Saracini anche per le oppressioni, che ne soffrivano, non ci avessero privato di esatte notizie: avremmo certo avuto documenti tali da poter compilare per quest’epoca una non mediocre storia letteraria.
Però lasciate dall’un dei canti le non mal ferme congetture e le naturali induzioni, esponghiamo quel tanto, che dopo accuratissime ricerche venne fatto rintracciarne all’eruditissimo Gregorio da me seguito e in qualche parte anche accresciuto di quelle notizie che lo studio e il caso mi hanno sovra questo argomento somministrato (662).
Primo, seguendo l’ordine dei tempi, è Ahmned Ben Al Aglab, il quale scrisse varie opere in prosa e in verso.
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