Il Casiri nella sua Biblioteca Arabico-Ispana (669) riferisce le parole di Ben Khalacn, scrittore arabo dalle quali si deduce, che l’autore dell’opera sopra detta compose altri libri anch’essi pregevoli, come un epitome del libro intitolato Della buona scienza, e un doppio comentario sulle opere di Harirèo (670); che avea avuto i suoi natali in Sicilia, l’educazione alla Mecca; che visse lungo tempo in Apamea, dove morì il 565 dell’egira, che corrisponde al 1169 di Gesù Cristo.
Gli scrittori inglesi della Storia Universale asseriscono (671), che Abu Hasen non poteva essere siciliano perchè fiorì un buon secolo dopo la conquista dei Normanni. E perciò rigettano ancora la testimonianza del celebre Hunt, dottissimo in letteratura orientale, il quale attesta, che anche un manoscritto di Ebn Shonhah afferma questo autore essere siciliano. Ma forse quegli scrittori non pensarono ad una cosa notissima, ed è, che i Saracini di Sicilia non furono sterminati; che anzi moltissime migliaia di famiglie musulmane restarono in pace nell’isola nostra senza alcun timore di persecuzioni; che i principali Saracini ebbero in corte dei principi normanni importantissimi uffici; che anche sotto la dominazione degli Svevi, e specialmente nella prima metà del secolo XIII i musulmani erano in sì grande numero, che levatisi in capo, Federigo II ebbe a sostener contro di essi una guerra, se non pericolosa, certo lunga e molesta, finchè li ebbe pur finalmente domati e costretti a valicare il faro e ridursi nelle provincie continentali del regno.
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