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      Tale racconto ha quella naturale evidenza, che nasce dal nesso cronologico degli avvenimenti; ovechè ciò che narra il Cedreno è manifestamente un garbuglio di menzogne, di iperboli, di anacronismi; e serve solo a mostrare che nel greco impero, il governo ed il popolo ignoravano del pari ciò che accadeva nelle provincie. Chi era quell’Abucabo? QuellApolafar? Quell’emir d’Affrica Umero? Indovinala, grillo. Quei due fratelli prima in guerra e poi rappacificati, non possono aver luogo nella serie degli avvenimenti. E il silenzio degli scrittori arabi sulla spedizione di Maniace farebbe dubitare di tal fatto, se non ne facessero parola la cronica di Leone d’Ostia, il poema di Guglielmo di Puglia e la storia del Malaterra; ma tali scrittori, narrando le cose con cronologica semplicità, giustificano il silenzio degli Arabi, con mostrare che quella spedizione niente differì dalle tante momentanee incursioni, che i Greci fecero senza frutto in Sicilia; e sarebbe, come molte di quelle, ignorata, se non avesse dato luogo alla conquista dei Normanni.
      XV.
      Narra il Malaterra, che il duca Roberto e ’l conte Ruggiero col loro esercito vennero ad accamparsi sopra un monte nei dintorni di Palermo, il quale ebbe in appresso il nome di Tarantino, per la quantità de’ ragnateli, che vi erano, nel latino barbaro chiamate tarantae, onde venne il nome siciliano tarantuli. I morsi di tali insetti producevano una strana malattia. Gl’intestini s’empivano d’aria; per lo che tutti, ch’erano su quel monte, divennero petardi, e se non s’esponevano sulle prime al calore del forno, ne morivano.


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Somma della storia di Sicilia
di Niccolò Palmeri
Editore Meli Palermo
1856 pagine 1468

   





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