Nessuno dei monti, che circondano Palermo, ha mai avuto il nome di Tarantino; i morsi de’ ragnateli, comechè ve ne fossero dei velenosi, non hanno mai prodotto quello strano male. Forse alcuno de’ cavalieri normanni avrà detto ciò per celia a Malaterra, e ’l buon monaco se la bevve. Ma nel proemio della storia ei si protesta che gli errori di essa: non tam mihi, quam relatoribus, culpando adscribantur; praesertim cum de ipsis temporibus, quibus fiebant, praesentialiter non interfuissem, sed a transmontanis partibus venientem, noviter Apulum factum, vel certe Siculum ad plenum cognoscatis.
XVI.
Il Palmeri si mostra talora avverso alla condotta dei papi del medio evo, e manifesta il suo mal talento principalmente contro s. Gregorio VII. Era ciò ben naturale. Egli era versatissimo nello studio degli storici francesi ed inglesi del secolo XVIII; quindi avea abbracciato le loro opinioni, le quali per altro erano a tutti gl’Italiani comuni sul principio di questo secolo. Ma ormai la storia si scrive in modo ben diverso da quello, che si osserva in Voltaire, Hume, Gibbon, Robertson e altri siffatti; nè in Francia, nè in Inghilterra, nè in Germania, culla e sede precipua del protestantesimo, quelle sentenze son più seguite. Il Villemain nel suo Corso di Letteratura francese al medio evo biasima francamente il Voltaire, per avere scritto con odio e leggerezza singolari la storia di quell’epoca da lui ignorata e abborrita, e il taccia di non aver tenuto conto delle lettere di s. Gregorio VII, documento importantissimo dello spirito umano, essendo stato quel pontefice uno dei pochi e sommi luminari del medio evo.
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