» Quello storico, altronde pregevolissimo per l’immensa sua erudizione vuol far mostra piuttosto di bello spirito che di profonda filosofia; e non guarda di deturpare la dignità della storia con espressioni indecenti. Poche linee dopo chiama il re Ruggiero «il ladrone siciliano (sicilian robber). Villania sciocchissima, la quale non avrebbe potuto dirsi del primo conte Ruggiero, comechè il dritto di conquista ripugni alla ragione ed il volgo pensi che dalla conquista al furto la differenza sia solo nella quantità. Ma il filosofo conosce che gli uomini affiggono con ragione un’idea di vitupero al furto, di gloria alle conquiste. Gli uomini più volgari possono commettere il furto; ma per recare a fine una conquista sono necessarî straordinaria elevatezza di mente, straordinario valore, azioni straordinarie, dalle quali nasce quella permanente maraviglia, cui si dà il nome di gloria. Nè lo stesso Gibbon troverebbe giusto il chiamar ladrone inglese il re Guglielmo I. Molto meno poi quel nome s’attaglia al secondo Ruggiero, che fu il successore legittimo del conquistatore. Se i successori di coloro, che colle armi acquistarono i regni potessero dirsi ladroni, tutti i principi della terra lo sarebbero.
XIX.
Di Blasi nel narrare la presa di Montepiloso, dice: Falcone Beneventano rapporta una circostanza, che essendo vera, mostra che il re Ruggiero, qualora era dominato dalla collera, vestiva un carattere così fiero, che meritava d’essere assomigliato a’ Fallari, a’ Dionisj e agli Agatocli.
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