Tal guazzabuglio d’errori, rilevati dall’ab. Amico nella nota a quel capitolo, basterebbero a minorar la fede del racconto. Ma che il racconto sia favoloso è manifesto dall’anacronismo. Il re Ruggiero fu coronato nel natale del 1130; tosto dopo cominciò la guerra di Puglia, che bastò sino al luglio del 1139, come costa dalla bolla d’Innocenzio II; nell’anno appresso accadde l’invasione della provincia di Pescara, ed altri fatti, in seguito de’ quali il re venne in Napoli. Dunque quel viaggio da Napoli in Sicilia non potè accadere prima del 1140. Il diploma della fondazione del vescovado è del 1131; come dunque il vescovado potè essere stato fondato in seguito d’un voto fatto in quel viaggio? Non è da dire che la tempesta e ’l voto fossero accaduti prima, perocchè non è credibile che un re miracolosamente salvato da una tempesta, che fece un voto, voglia passar sotto silenzio un tanto beneficio ed un tal voto. Ora nel diploma, non solo non si fa motto della tempesta e del voto; ma si assegna tutt’altra ragione, per cui il re si mosse ad edificare il tempio ed erigere il vescovado: dignum et rationabile fore duximus (dice il diploma) ad Salvatoris nostri honorem domum costruere, et ad illius gloriam aulam fundare, qui nobis et honorem contulit et nostrum nomen laude regia decoravit... Hac itaque ratione ducti etc. È manifesto dunque che Ruggiero volle nell’erigere quel tempio mostrar la sua gratitudine all’Altissimo, per averlo elevato alla dignità di re. È perciò che il tempio fu cominciato a fabbricare tosto dopo la sua coronazione, e poi fu compito nel 1148, come si dice nell’iscrizione appostavi: Hoc sacrum Templum a pio Rogerio primo Siciliae rege ab anno 1131 ad annum 1148 fundatum, ornatum, dotatum fuit.
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