VI, lib. VIII, sez. I, cap. IX) dice che Federigo nel presentarsi a papa Gregorio, deposto il manto imperiale, s’inginocchiò e gli baciò i pedi; circostanza che ugualmente è taciuta da Riccardo da Sangermano. Il secondo storico dice che il primo lasciò scritto (e lo cita in piè di pagina) che Federigo non baciò il piede al papa, che glielo porse a quest’oggetto, ma fingendo ignoranza, gli abbracciò il ginocchio, e appena glielo baciò; ora il Fazello, non solo non dice ciò, ma non fa pur cenno della visita fatta da Federigo al papa in Anagni. Il Di Blasi adunque lascia inosservato un errore del Fazello di grave momento, perchè l’accettare la restituzione de’ titoli sovrani sarebbe stato un riconoscere nel pontefice il dritto di torli e darli; ed il pagargli le spese della guerra a lui fatta, sarebbe stato un darsi vinto del tutto, mentre era in istato di dare piuttosto che ricevere la legge. Ciò non parve al Di Blasi degno di nota; ed in quella vece appone al Fazello di aver detto ciò che non disse, e che al postutto a nulla monta. Federigo non avea combattuto per non baciare i piedi, ma per legar le mani al papa.
XXVIII.
In nomine Dei aeterni, et Salvatoris nostri Jesu Christi. Anno ab incarnatione millesimo ducentesimo quinquagesimo: die sabati, septimo die mensis decembris, nonae indictionis.
Primi parentis incauta transgressio sic posteris legem conditionis indixit, ut eam nec diluvii proclivis ad poenam effusio, nec baptismatis tam celebris tam salubris unda finiret, quin fatalitatis eventus mortalibus senescentis aevi praecinctis lascivie, transgressionis in poenam culpa tranfusa tanquam cicatrix ex vulnere remanet.
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