Due testimonianze adduce lo Scinà a sostegno della sua opinione, quantunque confessi «che non è noto quanto quel filosofo si fosse distinto nell’affinar in Sicilia quest’arte novella.»
La prima testimonianza è di Laerzio, che nella biografia di quel filosofo così esprimesi: «Aristotile dice nel sofista avere Empedocle il primo inventato la rettorica.» Il che sembra in qualche modo confermato da Quintiliano nelle seguenti parole: Primus post eos, quos poetae tradiderunt, movisse aliqua circa rhetoricem Empedocles dicitur, ed è ripetuto quasi da Sesto Empirico. Soggiunge quindi lo Scinà che non senza fondamento è da credere di aver quel valentuomo «nobilmente accresciuto con traslati, figure e ogni altro bellissimo ornamento la rettorica; perocchè abbondò di cognizioni, fu dotato qual poeta d’imaginazione vivissima, ebbe per suo scolare il nostro Gorgia, oratore ornatissimo nel dire.»
E poscia conchiude «se quindi è singolar pregio d’un bravo oratore il persuadere, l’allettare, il commovere, ben sì comprende che Empedocle abbia dominato coll’arte della sua rettorica sul popolo Gergentino.»
Dalle addette antiche autorità e da quella dell’ottimo critico e dotto Scinà dovrebbe conchiudersi che Empedocle, e non Corace a lui di poco posteriore, sia stato l’inventor dell’arte rettorica; ma ove far si voglia una giusta distinzione tra la rettorica per precetti, e l’oratoria per eloquenza naturale, secondata e raffazzonata dall’esercizio di perorare, potrebbe deffinirsi meglio la quistione, il che non si è fatto fino adesso, onde conciliarsi le discrepanze degli antichi, e de’ moderni sull’assunto.
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