(267) Cogitans ut quia pater ejus Favariam Mimnernum, aliaque delectabilia loca fecerat, ipse quoque palatium novum costrueret, quod commodius ac diligentius compositum videretur universis patris operibus praeminere. Hug. Falcand., presso Car. T. I, pag. 448.
(268) Eo tempore Rex VV. palatium quoddam altum satis, miro artificio laboratum prope Panormum aedificari fecit, quod Lisam appellavit, et ipsum pulchris pomiferis. et amenis viridariis circumdedit, et diversis aquarum conductibus et piscariis satis delectabile reddidit. Rom. Salern. Chron., ivi, Tom. II, pag. 870.
(269) E tal conservavasi ancora il 20 aprile del 1846, quando, ristorato intieramente quel magnifico tempio, i cadaveri dei due Guglielmi furono riposti nei loro avelli (Nota dell’Editore).
(270) Ivi pag. 871.
(271) Di Blasi (tom. V, lib. VII, sez. III. cap. VI) dice: Noi ignoriamo dagli scrittori che abbiamo per le mani, che sorta di dazio fosse codesto, e perchè fosse così chiamato. Ugone Falcando, che ne fa motto, non istimò di dircelo, e Pietro Giannone non seppe altro dirci che ciò che rapporta il Falcando, Monsignor Francesco Testa, dietro la scorta del chiarissimo Ludovico Antonio Muratori, ci avvisa, che codesta era un’imposizione, che costumavano i popoli settentrionali, di mettere come un compenso ai delitti. Se costoro avessero posto mente alle parole del Falcando (Ivi, Tomo I, pag. 414) avrebbero trovato, che lo storico, nel descrivere l’ultima rivolta di Puglia, dice che re Guglielmo alle città che avean partegiato pel conte di Lorotello e si arrendevan di queto: certam pecuniae quantitatem redemptionis nomine sibi pendere costituit.
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