Raynald. An. 1267.
(511) Niccolò Speciale (presso Gregor. ivi, Tomo I, pag. 300) dice che il vescovo diede principio, secondo l’uso de’ tempi, alla sua orazione col testo della sacra scrittura: Miserere mei, filii David, filia mea male a demanio vexatur. Baronio dice che il messaggio fu spedito a Giovanni XXI. Speciale dice a Martino IV; questi è miglior testimone pel fatto, quegli per l’era; altronde sotto Martino la cospirazione era già matura; però non è probabile che i Siciliani avessero pensato a far quell’inutile piagnisteo al papa.
(512) Vedi Malaspina, ivi, pag. 861.
(513) Pure, che il Procida sia stato anche familiare di re Manfredi, appare da una iscrizione riferita da Summonte (Stor. di Nap. parte II, lib. II, cap. 8), che a suoi dì si vedeva nella cattedrale di Salerno, nella quale stava scritto: A. D. M. CC. LX. Dominus Manfredus magnificus rex Siciliae, domini imperatoris Friderici filius, cum interventu domini Joannis de Procida magna civis salernitani, domini insulae Procidae, Tramontis, Cajani, et baroniae Pistilionis et ipsius domini regis socii et familiaris, hunc portum fieri fecit.
(514) Nella historia cospirationis Iohannis Prochytae, scritta nell’antico dialetto siciliano (presso Gregorio, ivi, Tom. I, pag. 251) si dice: e lu imperaturi lu ricippi graziusamenti, e ficilu sò mastru consiglieri generali.
(515) Vedi la nota XL in fine.
(516) Sab. Malasp. contin. presso Greg. ivi, T. II, pag. 257.
(517) Vedi la nota XL in fine.
(518) Voltaire (Annali dell’impero) dice: Si è sempre detto, che nel vespro siciliano perirono i Francesi, perchè la Provenza fa parte della Francia, ma essa era allora provincia dell’impero; dunque a dir vero si fece strage degl’imperiali.
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