(529) Vedi in fine la nota LI.
(530) Vedi in fine la nota LII.
(531) Vedi in fine la nota LIII.
(532) Vedi in fine la nota LIV.
(533) In quell’occasione fra le tante grazia da lui compartite fu quella che il Bailo di Palermo avesse il titolo di Pretore.
(534) Vedi in fine la nota LV.
(535) Vedi in fine la nota LVI.
(536) Vedi in fine la nota LVII.
(537) Vedi in fine la nota LVIII.
(538) Vedi in fine la nota LIX.
(539) Un fiorino valea l’ottavo di un’oncia.
(540) Sit principaliter officiis Provisum, non officialibus.
(541) Tutti i diplomi di quei tempi hanno l’intitolazione «Martinus Dei gratia etc. et Martinus et Maria, eadem gratia rex et regina Siciliae etc. et in dicti regni Siciliae ac ducatuum praedictorum regimine et solio omnes tres consedentes, conregentes, conregnantes.»
(542) Cap. VII Reg. Mart.
(543) Greg., not. 27 e 28 al cap. VI, del lib. V.
(544) Era il P. Majali insigne per santità, tanto che dalla sua morte il popolo cominciò a chiamarlo beato Giuliano. Arrivato in Tunis, quel Bey lo ebbe tanto caro, che non solo divenne alla richiesta pace, ma volle tenerlo presso di se quasi tre anni: e quando ne partì, lo presentò di molti doni, fra’ quali un ricco manto di velluto cremisi, di cui si fecero due piviali, che tuttora conservansi nel monastero di san Martino presso Palermo, i quali dopo quattro secoli nulla hanno perduto della vivacità del colorito. Più pregevole de’ piviali è un volume di lettere scritte dal P. Majali al re ed a’ vicerè, che conservasi in detto monastero e dà gran lume sulla storia di questo regno, avendo egli avuto parte in molti affari pubblici.
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