(545) Cap. R. S. Tom. I, pag. 409.
(546) Gibbon, Tom. XII.
(547) Cap. R. S. in Alphon. cap. 206 e seg.
(548) Ivi, cap. 292 e seg.
(549) La salma generale costava dì sedici tumoli, la grossa era un quarto di più.
(550) Ne’ quali statuti è da applaudire all’intenzione del legislatore di render libero il commercio interno ed esterno del regno, più che la sagacità di divisare i mezzi di venirne a capo. La tratta in que’ dì era pesantissima, onde di per se era quasi un divieto di esportare le derrate: molto più esser dovea nocevole per esser variabile ogni tre mesi: Lo stabilir poi la quantità di grasce bisognevoli ad ogni comune prima di permettersene la libera circolazione nel regno, dovea dar luogo a soprusi senza fine.
(551) Cap. 36.
(552) Cap. R. S. in Alph. cap. 21 e seg.
(553) Cap. 96 e seg.
(554) In una carta del 1407 tratta dall’archivio del comune di Siracusa e pubblicata dal diligentissimo Gregorio, nella quale si assegnano dal comune once sei all’anno ad un Perollo da Sardegna per andare a studiar leggi in Bologna od altrove, sono sottoscritti tutti i magistrati municipali, fra i quali uno de’ giudici, per non sapere scrivere, fa sottoscrivere un altro per lui (Greg., Intr., Mon. II). In tutti gli atti pubblici, in cui notavansi allora i magistrati dell’anno, si trova alcuno dei giudici distinto come literato, ed alcuno come idiota.
(555) Cap. R. S. in Joan. cap. 2, 3, 4, 5, 6.
(556) Cap. XXVII Joan.
(557) Cap. CII e CIII Joann.
(558) Cap. R. in Ferd. cap. I.
(559) Ferd. cap. II.
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