» Ma gli scrittori tutti dei tempi dìcono un milione. Forse il governo magnificava l’offerta per ismunger meglio la Sicilia tutta.
(620) Mongit., T. I, f. 493.
(621) Cap. 14, 15 e 16 Reg. Philip. III.
(622) Scrivea, non son molti anni, un’americano: «Quando io sento a dire, che alcuno de’ governi europei imprende a far fiorire l’agricoltura e ’l commercio, io tremo pe’ sudditi di quel governo.»
(623) Adriano Michele Ruiter erasi battuto in varii incontri con somma gloria contro le armate spagnuole e francesi. In quella guerra avea riportate più segnalate vittorie contro gl’Inglesi, e finalmente avea avuto l’ardimento d’entrare colla sua armata nel Tamigi portando sull’albero di maestro del suo vascello una granata, per darsi vanto d’avere spazzato i mari de’ legni inglesi.
(624) È noto e molto è stato lodato il disticon allora fatto:
Terruit Hispanos Ruiter, ter terruit Anglos,
Terruit et Gallos, territus ipse ruit.
Ma quel ridicolo bisticcio del nome Ruiter e terruit, è degno di quel secolo; quel Ruiter ter terruit pare uno sparo di mastii; e ’l dire di quel prode territus ruit, è una goffaggine.
(625) L’Auria (Cronol. de’ vicerè, p. 158) allora presente in Palermo dice, che in un consiglio di guerra tenuto al primo annunzio dell’avvicinamento de’ Francesi, Diego d’Ivarras ammiraglio spagnuolo propose di prendere il largo per attaccare i Francesi in alto mare; che l’ammiraglio olandese Staen, sul timore che nella battaglia gli Spagnuoli si fossero tenuti indietro, volle assolutamente, che i legni tutti si mettessero in quella strana posizione; e che fu forza seguir quel parere, perch’egli minacciò che altrimenti avrebbe tosto fatto ritorno in Olanda; e assicura, che i legni, non che posti in linea, furono l’uno all’altro legati.
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