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      Quest’ultima assicurazione è così inverisimile, che serve a mostrare quanto lo storico fosse stato male informato dei fatti. Egli era presente in città, ma non nel consiglio dei generali: è naturale che mille ciarle si fossero allora sparse nel volgo, ed una potè ben esser questa, ch’egli adottò senz’altro esame. È anche più naturale, che dopo l’infelice esito della battaglia se ne fosse data la colpa allo straniero. Forse se la battaglia si fosse guadagnata, gli Spagnuoli si sarebbero fatti autori della disposizione de’ legni.
      (626) Il marchese di Castelrodrigo, non volendo palesare la sua imprevidenza, scrisse in Ispagna d’esser caduti la città ed il castello per la viltà del conte di Prades. E facendo le viste d’esserne sdegnatissimo, arrestò i congiunti di lui, e con ciò attirossi lo sdegno della nobiltà siciliana. Dimandò il conte d’esser scambiato con alcun altro de’ prigionieri francesi, per potere andare in Ispagna a giustificar la sua condotta: ma il vicerè, che non volea metter in chiaro la verità, negollo. Pure ottenne la libertà dalla generosità del duca di Vivonne; il quale contentossi della sua parola d’onore, di restituirsi prigione ivi a pochi mesi. Recatosi persuase il governo della sua innocenza. N’ebbe il grado di maresciallo di campo.
      (627) Discorso dell’origine ed antichità di Palermo, Palermo 1614.
      (628) Palermo antico. Pal. 1649. Palermo sacro 1650. Palermo nobile, 1651.
      (629) De Majestate Panormitana libri IV, Pan. 1630 in fol.
      (630) Palermo ristorato ms.


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Somma della storia di Sicilia
di Niccolò Palmeri
Editore Meli Palermo
1856 pagine 1468

   





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