Non è già ch'io creda di poter vincere colla presente apologia un solo di coloro, che se la prendono furiosamente contra chiunque si mova alla difesa del santuario e del trono, e più non sentono alcun freno di Religione e di onestà. Impresa ell'è questa troppo superiore alle forze dell'umano magistero; e sfornita, com'è la Chiesa al presente di varj e molto opportuni temporali sussidj, de' quali con tanto vantaggio fu adorna in tempi meno infelici di questi, e resi gl'increduli dal loro stesso numero più ostinati e fermi nella loro empietà, non ci resta altro mezzo, onde cooperare al loro disinganno, che quello di raccomandarli al Signore, perchè li illumini, e colla forza della sua Grazia, la quale, come in tanti libri insegna S. Agostino, sa vincere e piegare al bene le volontà più ripugnanti e ribelli, li affezioni a quelle verità, che ricusano con pertinacia di venerare. Non succederà lo stesso con molti altri meno pregiudicati e cattivi; i quali, non essendo debitori dell'avversione che hanno a quell'intolleranza discreta e a quel santissimo tribunale, che l'autore ha avuto in animo di sostenere, alla propria malvagità, ma piuttosto all'altrui maldicenza e calunnie, è da sperarsi che meglio informati siano per ricredersi, e scoperta che abbiano al lume di una apologia ben fatta l'ingiustizia della loro alienazione, siano per [XIV] abbracciare coll'ajuto di Dio quelle verità, che non hanno abbandonate che per ignoranza e sorpresa. Che se in tempi tanto infelici, ne' quali poco resta a sperare a chi parla in difesa delle antiche massime, rimarranno anche in questo deluse le mie speranze, io non mi pentirò mai d'aver procurata la pubblicazione di quest'Opera, sicuro che non riuscirà sempre inutile egualmente.
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