È troppo vicino all'incertezza, il pericolo di declinar nell'errore: e la cosa di cui si tratta non è tale, che si possa sbagliare senza danno. Voi me ne date un sufficiente stimolo, cercando da me istruzione e schiarimenti in questa, come voi dite, troppo spinosa ed intralciata materia: ed io accetto volentieri l'impegno di somministrarveli, purchè mi permettiate di farlo con quell'interruzione e pausa, che esigeranno le mie gravissime occupazioni, e che vi contentiate che vi comunichi i miei sentimenti a riprese per mezzo di un'interrotto amichevole carteggio. Voi proporrete i vostri dubbj, ed io gli scioglierò colla maggiore possibile celerità e chiarezza: e riusciranno a me tanto più facili le risposte ed [3] a voi tanto più vantaggiose, quanto nel proporli vi mostrerete più preciso e metodico. Nè crediate già, che il nostro carteggio debba riuscire a me di grande applicazione e fatica. Trattandosi di difficoltà mosse contro di un tribunale tanto applaudito e rispettato dai buoni per tanti secoli, non possono essere che insussistenti e di pochissimo peso: e trovandosi ripetute sì spesso in molti libri e foglietti, niuna me ne potrete proporre, che mi riesca improvvisa e difficile. Intanto in questa prima lettera, che non ha avuto da voi altro che un eccitamento generale a scrivere su di questo argomento, non avendo alcun dubbio particolare in che occuparmi, a scanso di quella prevenzione che potreste aver concepita a favore di quelli che ve ne hanno parlato sin'ora a sproposito, vi darò un breve dettaglio di alquanti libri ed autori, che hanno scritto contro del tribunale del S. Officio, e si vanno ricopiando con frequenza maggiore: dal quale vi sarà poi facile l'argomentare a quali guide vi siate affidato sin'ora, e quanto sia lodevole cosa e necessaria il chiamare a rigoroso esame quanto avete appreso da loro di stravagante e difforme dall'antica vostra maniera di ragionare.
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S. Officio
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