Dopo costui non vedo chi più dell'apostata Marc'Antonio de Dominis(30) abbia adottati in questa parte i pessimi sentimenti de' Protestanti, il quale ne' libri VI. e VII. della proscritta sua Repubblica Ecclesiastica non solo tenta di rovesciare i principj fondamentali, sopra de' quali si regge un così utile edificio(31), ma prende ad ingiuriarlo e combatterlo direttamente, con quell'armi medesime ch'erano state usate prima di lui, e ch'hanno maneggiato sì spesso quanti altri sono insorti ad oppugnarlo dappoi. Fra Paolo non ha in tutto seguito l'orme indegne di questo dichiarato nemico della cattolica Religione; non lo ha però disapprovato in tutto: e nell'infelice storia, che fa dell'Inquisizione di Venezia(32), toglie anch'egli alla Chiesa un tribunale sì sagrosanto per tutto ridurlo alla sola giurisdizione dei sovrani, e procura di restringerlo e debilitarlo per modo che meno conferir possa all'intento di difendere da ostili invasioni la cattolica Fede. Egli nutre così la malnata propensione che ha sempre avuto pe' sentimenti de' novatori: ed io non dubito punto che Marc'Antonio de Dominis, come della favolosa storia del Concilio di Trento(33), così si sarebbe fatto ben volentieri editore della storia dell'Inquisizione del suddetto Sarpi, se non fosse stata nascosta, per qualche tempo fra le mani di pochi. Non vide la luce che nel 1630. colle stampe di Ginevra, varj anni dopo la morte d'entrambi.
[7] Non meno irreligiosa ed erronea di queste, ma assai dissimile nella struttura e nello stile si è l'altra produzione, che fu pubblicata sullo stesso argomento colle stampe di Colonia nel 1681. col
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