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      Io non pretendo che appoggiate la vostra risoluzione alle cose che ho accennato fin qui assai leggermente ed in generale. Solo desidero che vi fidiate per ora del sincero amor mio, che parla per vostro bene, e vi avvisa del grave rischio in cui siete, ma non può convincervi con una sola lettera. Non andrà molto che nello scoprimento delle nere calunnie e nella soluzione dell'artificiose fallacie, che i vostri dubbj e quesiti mi daranno campo di manifestare e di sciogliere con maggior precisione, conoscerete assai meglio quanto ragionevole sia l'impegno che ho d'allontanarvi da pascoli così contaggiosi ed infetti: ed in attenzione dei pregiatissimi vostri comandi colla maggiore effusione di cuore mi dichiaro intanto
     
     
     
     
      LETTERA SECONDA.
      Non è cosa inconveniente, che alcuni dei libri, cheimpugnano il S. Officio, siano stati condannati dal
      supremo tribunale del S. Officio medesimo.
     
      Vi ha recato gran meraviglia l'aver letto nell'altra mia, che la maggior parte dei libri che disapprovano il S. Officio siano stati proibiti per decreto del S. Officio medesimo: e pare a voi, che non dovendo alcuno esser giudice nella propria causa, toccava a tutt'altri il condannarli. Così la discorrevano a un dipresso i Luterani e Calvinisti, come osserva il Natale(59), contro le determinazioni della S. Sede e del Concilio di Trento; e non cercavano altro con tal ripiego, com'egli soggiunge, che di sottrarsi alle meritate condanne; nè ad altro tendevano i loro lamenti, che a distruggere ogni giudice delle controversie nella Chiesa di Dio, ed a confondere il Pastore colle Pecore, ed i Superiori coi loro sudditi e dipendenti.


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Della punizione degli Eretici e del Tribunale della S. Inquisizione
Lettere apologetiche
di Vincenzo Tommaso Pani
pagine 736

   





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