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      Mi guardi il cielo dal sospettare in voi idee sì stravolte e maligne. Ho però voluto di ciò avvertirvi, perchè conosciate, quanto sia facile a chi sprovveduto delle necessarie istruzioni si mette a discorrere di punti così rilevanti e difficili l'inciampare in errori già riprovati, o pensare almeno e parlare in maniera di far sospettare, che non si disapprovano quanto basta.
      Per verità il vostro scrupolo non interessa molto la nostra causa, nella quale della condanna parliamo delle persone, non de' libri, tra le quali passa un gran divario. Quella non si matura che per via di giuridiche testimonianze di chi sa quello che è accaduto: questa non adopra che un'accurato diligentissimo esame del senso che o hanno per se stesse, o ricevono paragonate colle antecedenti e conseguenti e collo scopo dell'autore le parole del libro. Quella va a terminare in castigar le persone, che restano convinte d'aver esternato in qualche modo o con parole o con azioni indegne la loro incredulità: questa non ha per lo più altro [16] scopo che quello di levare dalle mani de' Fedeli un pascolo micidiale ed infetto senz'inoltrarsi a castigarne gli autori. Giacchè però avete toccato questo punto ai dì nostri interessantissimo, non voglio lasciare d'istruirvi alcun poco anche su di questa materia, e vi ripeto in primo luogo, che voi non dovete stendere il vostro dubbio in guisa che abbracci ogni giudizio in materia di Fede, e giunga a negare alla Chiesa ogni podestà di condannare gli errori, che le si oppongono, e di proscrivere i libri che li difendono.


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Della punizione degli Eretici e del Tribunale della S. Inquisizione
Lettere apologetiche
di Vincenzo Tommaso Pani
pagine 736

   





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