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      Leggete l'indicata Bolla di Benedetto XIV., e sono certo che svanirà tosto ogni sinistra apprensione.
      Prima però di chiudere questa lettera voglio trattenermi alcun poco sopra i lamenti che movono contro del tribunale, cui è commessa la revisione de' libri prima che si stampino, alcuni scrittori indiscreti, i quali o avidi di una libertà senza freno e troppo pieni di se stessi vorrebbono potere stampare senza alcuna dipendenza e riserva, o amatori soffistici più delle antiche cose che della Religione all'incontrare in qualche libro d'antica edizione qualche cassatura, che suppongono fatta dagl'Inquisitori, o un libro ristampato colla mancanza di qualche sproposito, che era scorso nelle prime edizioni, empiono il mondo di doglianze e clamori, e non v'è improperio che non iscaglino contro del tribunale. Quanto ai primi vi dico che o questi pretendono l'assoluta libertà delle stampe; e vengono disapprovati non che dalle salutari disposizioni del sacrosanto Concilio di Trento, che ha severamente proibite le stampe furtive, ma da molti eruditi scrittori, che anche ai dì nostri l'hanno impugnata con gran valore, e da' pessimi effetti che ha prodotto dovunque è stata adottata, e dall'ottima situazione di que' luoghi, ne' quali non ha potuto essere introdotta. Quelli ce li mostra con troppo funesta rimembranza la Francia; viene questa descritta da Tommaso Barol, il quale parlando de' libri di Spagna e d'Italia scrive(77) così: Rari quidem libri in Hispania, Italia, Sicilia cuduntur, sed quia sub censura prodeunt plerumque veri & docti.


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Della punizione degli Eretici e del Tribunale della S. Inquisizione
Lettere apologetiche
di Vincenzo Tommaso Pani
pagine 736

   





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