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      Ogni altro motivo di distinzione tra delitto e peccato è vizioso: e niuno vi ha tra i SS. PP. e dottori cattolici, il quale, prescindendo ancora dai danni della società, non abbia annoverato tra le colpe meritevoli de' più gravi castighi quelle che portano seco grave scompiglio e disordine, e quelle in modo speciale che la maestà offendono del sommo Bene. Ed il volere che il diritto di quelle [39] autorità, che Dio ha disposte a reggere l'uman genere, e come si esprime S. Paolo, a punire ogni disubbidienza e ad intimorire i malvaggi dipenda dal solo danno che ne risente qualunque siasi società è lo stesso che voler loro accorciar quella spada, che non portano senza ragione, e volere spezzar quella verga che ha posto in mano de' Pastori per condurre per via di un timor salutare le Pecorelle di Gesù Cristo a salvamento, è un pensare in somma, ed un discorrere al rovescio di quello che hanno fatto tutti i nostri Maggiori. Non erano ancora nati costoro, dice S. Agostino(109) dei Donatisti infetti di quest'errore, quando Mosè sopportò pazientemente le ingiurie fatte a se stesso, ma vendicò con gran severità e riputò delitto gravissimo l'oltraggio fatto alla Divinità; fraudata sunt tali magisterio tempora antiqua. Nondun eras natus, quando S. Moyses injurias suas lenissime pertulit, Dei vero severissime vindicavit. E si ha da varj testi di leggi e civili e cononiche riportati da Lodovico Montalto(110), che si ea, de quibus Deus vehementer offenditur, insequi vel ulcisci differimus, ad iracundiam utique Divinitatis patientiam provocamus.


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Della punizione degli Eretici e del Tribunale della S. Inquisizione
Lettere apologetiche
di Vincenzo Tommaso Pani
pagine 736

   





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