Merita dunque quest'ammirabile società il riguardo almeno, che dai contradditori s'accorda ad ogni altra che non aspira che alla mondana felicità, non è istituita e regolata che da umane disposizioni, e non ha che la general provvidenza che la spalleggi ed assista. Nolle, diceva S. Agostino(112), Ecclesiae primas dare, vel summae impietates [41] est, vel praecipitis arrogantiae. Ma qual riguardo ha mai l'Eretico per questa nobile società, se non pago d'ingiuriarla con disprezzare, come v'ho detto nell'altra mia, le celesti sue istruzioni e comandi, in mille altre guise l'oltraggia, e ne' suoi figli ancora e nella sua giurisdizione, e nella mirabile sua economia e struttura l'insulta e danneggia assaissimo? La fatale ruina che reca a se stesso riesce a lei di non piccolo pregiudizio; che basta in una società, al dire di Seneca, il danno di un solo, perchè resti offesa: Nefas est, dic'egli(113), nocere patriae; ergo civi quoque; nam hic pars patriae est. Sanctae partes sunt, si universum venerabile est. Ma che sarà poi, se tant'oltre s'avanza il suo ardire, che dopo d'averle in tal guisa trafitto il seno furibondo s'avventa contro gli altri suoi figli, e con nuovi danni irreparabili ne fa rio scempio e governo, e la Chiesa tutta, dice S. Girolamo(114), quasi orribil tempesta devasta e saccheggia: Quis enim Haereticorum, quorum princeps Diabolus est, non quasi tempestas venit contra Ecclesiam, & nube verborum suorum simplices quosque credentium opprimere, & operire non festinat?
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