Barbaro di Ponte Eusino fu Marcione, immo et bestiis illius barbariae importunior, come lo chiama Tertulliano(121); ma che non fece di [43] sorprendente, esiziale e durevole a danno della cattolica Religione, se rivive anche ai dì nostri il suo primario errore in molti filosofi increduli? Montano o le lascive sue profetesse, a detta di Eusebio(122), non ispiravano che mollezza, lusso e vanità; eppure fra quest'apparato d'inezie nemiche implacabili della fortuna e del buon concetto alzò ardita la fronte il loro errore e si dilatò ampiamente. Teodoto non fu che un vile cuojajo ed un'ingordo cambiator di moneta il suo compagno, come leggesi presso S. Epifanio(123); ma non fu per questo meno felice l'incontro ch'ebbero i loro errori nell'Egitto, nella Palestina e nella Siria. E Filumena, Margherita e Figebrida non furono vilissime prostitute? eppure a queste non meno che agli autori è da attribuirsi la propagazione delle infami sette degli Apelliani in Roma, de' Beguini in Lombardia, de' Luterani in Danimarca. Fu vile d'estrazione Giovanni Hus, e più vile di lui il mendico Roquesan suo fido discepolo, che sparsero tanta seduzione, e fecero sì grandi rumori in Boemia. E quel Besoldo, ch'ebbe l'abilità di farsi riputare uno de' capi principali degli Anabattisti corrompitori indegni di sì gran parte dell'Alemagna, che altro fu egli che un rattoppatore olandese? E quello, che il primo portò la calvinistica cena in Ginevra, non fu Guerino, uomo anch'egli vilissimo, come uno scardasciere di lana l'aveva già introdotta in Francia?
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