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      Vibrano costoro i loro colpi spietati contro quel celeste diadema, che la rende regnante in cielo, venerabile in terra e formidabile fin negli abissi. S'avventano alla sua destra, e le strappano di mano quello scettro, che l'ha resa in ogni tempo sì venerata e temuta: assalgono il trono, e procurano di privarlo di tutti que' beni e presidj, che sono necessari allo spirituale e temporale suo sostentamento e decoro; e poco manca che di ammirabile fattura qual'è di una Sapienza infinita, non la traducano qual parto illegittimo dell'umana avarizia e politica; e di amica e direttrice d'ogni altra legittima società, non la rendano schiava e vassalla di tutte. Non hanno, è vero, il loro intento così enormi attentati: chè non possono le porte d'Averno prevalere contro di lei; ma qual non soffre danno e discapito dalle continue opposizioni che si fanno a tanti suoi pregi incontrastabili? qual non soffrono adombramento le risplendenti sue glorie fra tante calunnie, che vanno spargendo contro i suoi regolamenti e ministri? fra quali angusti confini non viene ristretta quella luce divina, che è stata accesa dalla sovrannaturale provvidenza perchè risplenda, si diffonda e produca frutti d'eterna vita in ogni parte del mondo? e tanti danni gravissimi non vinceranno al paragone ogni più enorme attentato, che mover possa l'umana malizia contro la sicurezza e tranquillità d'uno stato? e tante ingiurie, e tante perdite e sì grande avvilimento [46] cagionato da figli disleali dopo le più solenni promesse di una inalterabile fedeltà non saranno bastevoli a diffondere in loro la deformità del più atroce delitto?


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Della punizione degli Eretici e del Tribunale della S. Inquisizione
Lettere apologetiche
di Vincenzo Tommaso Pani
pagine 736

   





Sapienza Averno