i ancora non trovo quanto alla prima parte gran difficoltà e contrasto. Vedo in primo luogo che è cosa assai chiara ed ammessa di comune consenso e dagli antichi suoi apologisti e dai moderni più esperti giureconsulti e politici, che fra tutte le Religioni non v'è la più conveniente alla umana ragionevolezza ed alla civile repubblica della cristiana presa nella maggiore sua estensione ed ampiezza. Lo ha dimostrato ampiamente Eusebio(147) e Teofane Arcivescovo di Nicea(148) tra gli antichi, e tra i moderni Bossuet nella sua Politica cristiana, Armando di Conty nel Disinganno de' Grandi, e il Pufendorfio(149) e il Budeo(150) ed il Presidente di Montesquieu(151) e varj altri, i quali godono presso i nostri avversarj non piccol nome. Nè merita risposta lo sciocco delirare di Pietro Bayle(152), il quale nega essere la cristiana Religione utile allo Stato, perchè finge di non saper combinare colla sua tranquillità l'obbligo che hanno i Cristiani di render bene per male, di amare i nemici e far del bene [53] a chi li odia. Non sarebbe egli restato in così vergognosa ignoranza, se avesse letto la lettera di S. Agostino a Marcellino(153), dove mostra la convenienza di un tal precetto, e non dalla sola natura e sistema delle civili società, ma dal consenso ancora de' più illustri Gentili, e dai successi delle città idolatre ne scopre l'utilità ed il merito; e confuta altresì con gran forza la sciocca opinione di coloro, che attribuiscono, come fa ai dì nostri Eduardo Gibbon, la decadenza dell'Impero Romano alla professione della Religione Cristiana.
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