Non crediamo, dice S. Paolo, se non siamo istruiti; nelle cose di Fede; ed alla grazia interiore, che illumina e move, è necessario che s'accoppj la grazia esteriore, che persuade ed insegna; e può bensì mancar talvolta, dice S. Tommaso(242), o l'una o l'altra in pena de' precedenti peccati, ma non può mai esser punibile per la sua infedeltà chi non crede ciò che ignora invincibilmente. Accordo anche di più, e vi confesso ben volentieri con S. Agostino(243), che la maggior [85] parte degli Eretici, anzi che tutti sono ignoranti nelle cose di Fede: ed è non picciol segno della loro ignoranza la loro infedeltà, Omnes Haeretici, qui Scripturas sanctas in auctoritate recipiunt, ipsas sibi videntur sectari, cum suos potius sectentur errores; ac per hoc non quod eas contemnunt, sed quod eas non intelligunt, Haeretici sunt. Non saresti mai divenuto Ariano, o caduto, saresti di leggieri risorto se non fossi stato imprudente, scriveva Lucifero Calaritano a Costanzo: Si fuisses prudens, numquam sacrilegus fuisses repertus; deinde correptus sacrarum Literarum auctoritate temetipsum hominem praebuisses. E vi dico in generale con Tertulliano(244), che nemo sapiens est, nisi Fidelis. Ma che perciò? Qual vantaggio credono quindi di poter ricavare dalla loro o dall'altrui ignoranza i Tollerantisti indiscreti per isminuire la colpa della loro eresia, se non è meno colpevole la loro ignoranza dell'errore istesso, che ammettono con pertinacia? Sono essi forse come i selvaggi e gl'idioti testè accennati che nulla hanno udito della cattolica Religione, e nulla hanno mai inteso narrare delle più minute definizioni della Chiesa, sicchè abbiano qualche scusa se nulla credono, o se tutti non sanno gli arcani di questa Religione?
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