Vi basti per ora il sapere da me, che S. Girolamo sì bene informato delle pessime loro arti e finzioni diffidando di potere colla sua eloquenza esporre abbastanza quelle di coloro, che negavano la Resurrezione, scrivendo a Pammachio(295) con tale enfasi si esprime; non mihi dives Ciceronis lingua sufficiat, non fervens Demosthenis oratio animi mei possit implere fervorem, si velim Haereticorum fraudolentias prodere, qui verbo tenus Resurrectionem fatentes animo negant. Il brevissimo saggio, che vi ho dato delle vicende e progressi dell'eresia gianseniana, basta a convincervi che non sono dissimili in questo conto i tempi nostri da quelli di S. Girolamo, e che ea nunc tempora sunt, come scrisse già l'ottimo Pontefice PIO VI. al piissimo Arcivescovo di Cagliari(296), ut non solum repellere apertas formidandasque hostium vires, sed et dolos insidiasque cavere quibus non minus illi valent, debeamus. Tendono insidie ed aguati gl'increduli, che non hanno ancora l'ardire almeno per la maggior parte di far comparire alla scoperta quell'ateismo o naturalismo, che nascondono nel cuore; e basta riflettere all'equivoche proposizioni, profani racconti, ironie e disprezzo che mostrano per le più lodevoli pratiche de' buoni Fedeli, per restarne convinto. Combattono poi alla scoperta tutti coloro, che scosso [111] ogni freno si sono armati contro di noi, e colla voce e colla penna e colla forza istessa combattono i nostri dommi e quelli che li sostengono, e dicono senz'alcun riguardo che più non è da soffrirsi il giogo insopportabile della cattolica Religione.
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