I suoi meriti li avete scoperti nell'altra mia: sentite ora in quanti casi possa andar esente nei tribunali esteriori dal meritato castigo: e a scanso di quella troppo gagliarda apprensione che ha cagionato in voi e la gravità del delitto, di cui si tratta, e la moltiplicità de' danni immensi, che nascono da lui e che io vi ho esposti nelle precedenti mie lettere, permettetemi che dopo d'avervi stimolato sull'esempio di S. Paolo, che animò la bontà di Tito ad un discreto rigore contro gl'indegni abitatori di Creta, increpa eos dure, permettete, dissi, che procuri ora di frenare in voi l'eccessivo trasporto del vostro zelo, esortandovi a soffrirne qualch'un'altro in multa patientia, come appunto, al dire di S. Tommaso(302), praticò S. Paolo istesso parlando de' meno indocili abitatori d'Efeso collo zelante e fervoroso Timoteo.
Non una, voi ben lo sapete, è la condizione degl'Infedeli. Nascondono alcuni nei cupi seni del cuore i loro errori senza manifestarli al di fuori: spiegano altri con fatti e parole quell'Infedeltà che chiudono nell'animo; e questi possono esser divisi in due classi, una delle quali comprende tutti quelli, che non sono mai stati battezzati, come i Maomettani ed Ebrei, l'altra i battezzati, o nati siano questi ed allevati da parenti Eretici, o educati cattolicamente; dei quali i primi furono bensì ammessi nel grembo della Santa Madre Chiesa, ma non ne hanno mai professati [115] i dommi e misteri, gli altri li hanno già appresi e professati prima di abbandonarli o in parte, se sono Eretici soltanto, o del tutto, se si dichiarano apostati.
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