Così leggesi in S. Marco(308). Non anderà la loro alienazione ed infedeltà impunita, ma non dobbiamo noi farne adesso l'inopportuna vendetta. E sebbene non mi siano ignote le violenze usate contro i persecutori della Chiesa e della cattolica Religione e da S. Epimaco e da S. Teodora e da S. Ignazio e da varj altri illustri personaggi, delle quali parlano il Surio(309) e i Bollandisti(310); e sappia che non fu per questo chi ne fece uso riputato indegno del pubblico culto dalla pietà de' Fedeli; e mi ritornino spesso alla memoria e le gloriose imprese de' Leviti emulatori dello zelo del buon Giosafatte e le coraggiose geste di Marco Aretusio, del Diacono Cirillo, di Marcello d'Apamea, di Teofilo Alessandrino e di Giorgio Vescovo d'Alessandria, delle [117] quali parlano e la Sagra Scrittura e le ecclesiastiche storie di Rufino, di Socrate, di Teodoreto e Sozomeno, e d'alcune delle quali è stata dimostrata la convenienza e giustizia da Giulio Firmico Matercolo a Costanzo e Costante, e da Temistio a Valente, pure non è questa la norma, che è stata proposta dalla provvidenza divina da seguirsi cogl'Infedeli comunemente. Con questi esempj ella ha inteso di accennare con istraordinarie ispirazioni ed imprese il diritto assoluto che aveva accordato alla Chiesa di difendersi da ingiuste aggressioni, e l'assoluto potere che ha riservato a se stessa di servirsi d'ogni mezzo e stromento per abbattere l'empietà e vendicare i suoi torti: ma non ha mai inteso di segnare la via ordinaria che batter dovevano i Fedeli per dilatar la sua gloria.
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