S. Agostino nella lettera a Bonifacio(326) distingue gl'Infedeli battezzati dai non battezzati, e questi paragona a coloro, che in altra guisa non furono invitati alla cena del padrone evangelico, che con indicar loro la volontà del padrone e la squisitezza delle vivande imbandite; gli altri li paragona ai raccolti in secondo luogo a capo delle strade, dei quali è scritto, che per ordine dell'adirato padrone dovevano essere sforzati ad entrare nel divin cenacolo: Quoscunque inveneritis cogite intrare: e come con maggior vaghezza s'esprime altrove(327), gl'Infedeli si pescano dal profondo del mare dell'idolatria colle reti, nelle quali i pesci si radunano spontaneamente; ma gli Eretici, che vanno vagando superbi per gli erti monti e le disagiate colline delle false dottrine chi di Donato, chi d'Ario, chi di Fotino, si sforzano collo strepito dell'armi e degli armati ad abbandonare le [122] perverse loro strade, ed a rientrare nelle reti del cacciatore: chè non pescatori soltanto, come da S. Matteo, ma cacciatori ancora sono stati da Geremia chiamati i Ministri evangelici: Apostoli, così egli commentando il passo di Geremia(328), juxta ea verba Christi Matthaei 9. vers. 19. faciam vos fieri Piscatores hominum, erant Piscatores, qui ex profundo mari idololatriae credentes rete Fidei piscari debebant; quando vero hi per montes et colles, hoc est per tumentes Haereticorum doctrinas unus Donati, alius Arii, tertius Photini circumerrare caeperunt, tunc venatoribus opus habebant, qui eos in rete compellere debebant, et ideo dici non debet, quod Apostoli neminem coegerint.
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