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      Non soffre dunque costui la scomunica contro sua voglia; nè ha per conseguenza ragione di pena per lui, nè può arrestarlo dal mal'intrapreso cammino. Essa è pena, giusta il detto dell'Ab. Fleury(352) per chi la teme, e per chi non la teme è un giuoco. Giuoco adunque e non pena è [133] da credersi per un'Eretico, che non solo non la teme, ma la deride e disprezza. O dovrà dunque il suo delitto andare impunito, ciò che si è dimostrato contrario al buon'ordine e alla pubblica e sagra e temporale tranquillità, o converrà dar di mano a quei castighi, che riescono più pesanti ai colpevoli; e sono appunto le pene corporali, delle quali parliamo. E rechino pure codeste pene, qualora si usano in difesa della Religione, quel terrore, che esagera il Montesquieu(353), per provare che sono da evitarsi; ch'io ben lungi dal dedurne una conseguenza sì irragionevole e strana, lo riputerò sempre un terror salutare e necessario per impedire il corso a quella miscredenza, che non cede alla persuasione e preghiera. Con questo ripiego i più saggi legislatori hanno procurato di ridurre alla sequela della virtù coloro, che non erano allettati abbastanza dalle soavi attrattive delle divine sue bellezze; ed io lo giudico d'egual forza per ricondurre alla cognizione della verità tutti coloro, che l'hanno abbandonata vilmente dopo d'averla scoperta. Il timore di perdere i beni di natura e di fortuna compenserà l'indolenza, che mostrano nella perdita di quelli di Grazia, e sarà in loro tanto più efficace il castigo, quanto è maggiore l'adesione, che acquistano ai beni di quaggiù scostandosi dai superiori e divini.


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Della punizione degli Eretici e del Tribunale della S. Inquisizione
Lettere apologetiche
di Vincenzo Tommaso Pani
pagine 736

   





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