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      Leggete di grazia il vecchio Testamento, e vedrete tante volte praticate e prescritte le pene suddette, quante volte insorsero a turbare il divin culto idolatri, bestemmiatori e sortilegi. Leggete il nuovo, e tra i pacifici olivi della legge di Grazia vedrete sempre intrecciate le dure verghe de' più pesanti flagelli. Volgete in fine lo sguardo al contegno usato in tutti i tempi dall'una e dall'altra legislazione, e tutte vedrete raccolte ne' loro codici le pene poc'anzi indicate. Lo so, che a tutte queste invincibili autorità procurano di dare qualch'eccezione i Tollerantisti indiscreti: sono però così insussistenti e ridicole, che ne accrescono invece di sminuirne la forza. Escludono le leggi penali dell'uno e dell'altro diritto col dirle parto di quell'obbrobriosa ignoranza, in cui suppongono involti tutti gli antichi legislatori: ma io ricerco invano ne' secoli che chiamano illuminati i Costantini, i Teodosj, i Giustiniani, i Leoni, i Gregorj, gl'Innocenzi e tant'altri uomini sommi, che ne' tempi andati promulgarono e mantennero in vigore codeste pene: e pare a me che quella meschina risposta più che dalla propria debolezza resti screditata dalla temerità e sciocchezza di chi ardisce di pronunciarla. Scansano con ugual sorte i rigori della nuova alleanza tutti coloro che restringono la podestà della Chiesa alle sole pene spirituali. Neppure la scomunica fulminata da S. Paolo contro l'incestuoso di Corinto accompagnata da quelle orribili vessazioni corporee, che vengono paragonate dall'Apostolo alla pena di morte, è suscettibile di una tale eccezione; e reca stupore che il dottissimo [135] Estio nell'interpretazione di questo testo, nel quale Tertulliano non è alieno dal travedere la morte istessa temporale(356), si sia scostato alquanto dal sentimento più comune degli espositori e teologi(357). Sono, poi da questa pena così dissimili la cecità, cui fu condannato il mago Elima, e la morte, cui per comando del principe degli Apostoli soggiacquero e Anania e Zafira e Simon mago, che il volerle confondere è lo stesso che farsi ridicolo.


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Della punizione degli Eretici e del Tribunale della S. Inquisizione
Lettere apologetiche
di Vincenzo Tommaso Pani
pagine 736

   





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