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      A questo mirano le sue apologie, anzi quelle di tutti gli altri che hanno scritto contro le idolatriche persecuzioni. Chi ne può dubitare dopo che ha sentito da Tertulliano che i Cristiani sarebbero stati castigati giustamente se gl'Idoli che disprezzavano fossero stati veri Dei, e fosse stata dimostrabile la loro divinità, e dopo che ha richiesta l'istruzione qui sopra indicata? Atenagora, e Lattanzio non altro rinfacciano ai barbari persecutori che l'innocenza de' poveri Cristiani e la crudeltà de' loro tormenti. Bastar dovrebbe questo scopo per limitare le loro espressioni alle sole persecuzioni ingiuste, quand'anche mancassero espressioni chiarissime: chè lo scopo appunto, giusta la regola prescritta da S. Ilario(374), è quello che sopra d'ogni altra cosa la mente degli autori ci addita: inteligentia dictorum ex causis est assumenda dicendi, quia non sermoni res, sed rei debet esse sermo subjectus. Ma per fortuna le più chiare espressioni non mancano; ed altra non essere la mente di Tertulliano [148] che di escludere l'intolleranza indiscreta, si scopre ad evidenza non solo nell'Apologetico citato altrove da me, ma anche nello Scorpiade, dove dopo le parole testè citate soggiunge; ad officium Haereticos compelli non allici dignum est: duritia vincenda est, non suadenda haeresis: e perchè non restasse alcun dubbio sul genere di coazione, del quale intendeva egli di ragionare, indica ed approva poco dopo le pene capitali, che furono fissate da Dio contro gl'Idolatri ed increduli nel Deuteronomio, nel Levitico ed in tant'altri luoghi della sagra Scrittura.


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Della punizione degli Eretici e del Tribunale della S. Inquisizione
Lettere apologetiche
di Vincenzo Tommaso Pani
pagine 736

   





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