Già vi dissi nell'altra mia di qual pena furono giudicati meritevoli da S. Atanasio ed Ario e gli Ariani, che sempre costante ne' medesimi sentimenti nel libro del Sinodo di Rimino dice di loro espressamente, che per le tante e così indegne cose che avevano scritte contro il figlio di Dio non che il suo sdegno, ma avevano meritato quel castigo medesimo, col quale Gesù Cristo minaccia gli scandalosi. Vide S. Agostino in quelle fiamme, tra le quali arder dovevano i libri infami di un mago penitente, quelle stesse fiamme dalle quali egli stesso aveva meritato d'esser consunto; portat secum codices incendendos, per quos ipse fuerat incendendus(397). Ed abbiamo già altrove notato con S. Cipriario quanto dicevole cosa sia e profittevole che anche nel tempo di Grazia sussista in questa parte il rigor della legge. Non furono da questi discordi i sentimenti del Patriarca Niceforo e di varj altri zelanti e savj Fedeli, che sul principiare del nono secolo stimolarono il buon'Imperatore Michele Curopalata a fulminare pena di morte contro i perfidi Manichei; e sebbene fossero contraddetti, e non mancasse neppur'allora chi spacciasse contraria allo spirito del cristianesimo una tale pratica, non isfuggì però i rimproveri del dotto Teofane e di varj altri illuminati Fedeli, che dissero contrarie alle sagre Scritture le importune querele, e come riporta il Natale(398), presero a sostenere, che si Petrus Apostolorum princeps Ananiam & Zaphiram unius mendacii reos morti addixit, & Paulus praedicat dignos esse morte qui talia perpetrant, Apostolis repugnare convincuntur, qui impurissimos & obstinatissimos Haereticos gladio principum ad vindictam malefactorum divina auctoritate districto eripiendos censent.
| |
S. Atanasio Ario Ariani Sinodo Rimino Dio Gesù Cristo S. Agostino S. Cipriario Grazia Patriarca Niceforo Fedeli Imperatore Michele Curopalata Manichei Teofane Fedeli Scritture Natale Petrus Apostolorum Ananiam Zaphiram Paulus Apostolis Haereticos
|