Assicura l'Albici(405) che niuno a suo ricordo, anche in vista del decreto di Paolo IV. dei 17. giugno 1559., ha incontrata pentito una tal sorte, quantunque giunto fosse all'eccesso di calpestare il corpo e sangue di Gesù Cristo. E si ha infatti una sentenza de' 17. febbraio 1596., nella quale uno che aveva negata la verginità della B. Vergine, ed aveva creduta la contraria eresia, non incontrò altra pena che l'abbiura de formali e sette anni di Galera. Ci vogliono assolutamente rei de jure presunti o formalmente impenitenti, perchè siano condannati con questo rigore(406); e non ci vuol meno dell'ereticale perfidia perchè uno di simil fatta sia riputato meritevole di trattamento più mite. Non v'è ladro, che innanzi al giudice non detesti i suoi furti, sebbene sappia che punto non giova il pentimento a salvarlo. Il solo Eretico impenitente sostiene e difende il suo fallo, e lo sostiene in faccia del Superiore che lo minaccia, e a dispetto della copiosa misericordia che può sperare dal suo ravvedimento. E potrà il ladro uccidersi al primo furto qualificato senz'ingiustizia; e non dovrà essere ucciso l'incredulo dopo reiterate cadute e dopo l'insolente protesta, che fa in giudizio di non volersi pentire? Non avrebbe alcun confine l'irragionevolezza di chi pensasse così; e non solo non arriverebbe a conoscere la gravità del delitto, ma neppure giungerebbe a scoprire la serie di quelle funestissime conseguenze, che possono venire in seguito di una sì vile indolenza. Un ladro, cui si perdoni ogni castigo, è difficile che cessi dal rubare: chè troppo gagliarde sono le interne ed esterne disposizioni che ha già contratte per usurpare la robba altrui: ma se viene a lui perdonata la morte, e si chiude in vece in un'ergastolo, perde colla libertà anche il potere di danneggiare notabilmente i suoi simili.
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