Altro non mi resta a dire su questo argomento; e pregandovi a conservarmi il vostro amore, mi dichiaro al solito
LETTERA DECIMAQUARTA.
Anche dopo morte gli Eretici formali possono esserecondannati senz'ingiustizia.
Dopo che m'è riuscito di farvi conoscere che a punire gli Eretici si adopera con giustizia in certi casi anche la pena di morte, non trovo più alcuna difficoltà nel vedermi obbligato dal nuovo vostro quesito a giustificar que' giudizj, che di loro si fanno talvolta anche dopo morte. Pochi lumi aggiunti ai già dati, o piuttosto una semplice applicazione degli addotti principj a questo caso individuo basta ad escludere l'irragionevolezza di quella disapprovazione, che ne fanno Gerardo Noodt e varj altri settarj. Prima però d'inoltrarmi nell'argomento permettetemi che dissipi alcune tenebre, che a tutto involgere nelle sognate loro oscurità hanno procurato d'aggiungervi i perfidi Giansenisti, confondendo queste condanne colle saviissime provvidenze, che ha presa la sagra e civile podestà nel rimovere dal sepolcro di Giansenio la lapide che lo encomiava, nel negare l'ecclesiastica sepoltura ad alcuni suoi notorj aderenti e seguaci, e nell'occultare le ceneri e proibire il culto del Diacono Paris e di qualch'altro refrattario insolente, che il fanatico loro partito avrebbe voluto sollevare all'onor degli altari. Non sono queste le condanne, delle quali parliamo: ma fu il primo una saviissima risoluzione del Vescovo d'Ipri per impedire che si vedesse in una pubblica chiesa encomiata una dottrina, ch'era stata condannata dalla S. Sede.
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